Se c’e’ qualcuno che e’ riuscito a interpretare nel miglior modo le esigenze delle giovani donne dei mitici anni ‘60 quella e’ Mary Quant.
Nei favolosi anni ‘60 ci sono stati tanti cambiamenti dal punto di vista sociale, storico, culturale e del costume. I giovani vogliono rinnovarsi e cambiare il loro stile di vita e dotati di una certa autonomia di reddito diventano protagonisti della cultura del cambiamento. E’ da qui che partono i mutamenti culturali che si diffonderanno nel continente europeo. Le relazioni tra le razze, le classi, i sessi si modificano con una apertura e tolleranza maggiori. La letteratura, l’arte e la musica subiscono delle innovazioni profonde.
Le donne esprimono la volonta’ di essere libere anche nell’abbigliamento che deve essere libero dagli schemi classici. Carnaby Street era il fulcro delle tendenze e delle mode. Il negozio di Mary Quant rappresentava non solo un luogo dove acquistare, ma molto di più.
Un luogo dove si poteva chiacchierare liberi ascoltando musica e dove molte persone potevano incontrarsi. Uno spazio anticonformista per i giovani dell’epoca in cui si creava moda.
Lancia la moda dei capelli corti tagliandoli a caschetto geometrico con frange orizzontali ed occhi truccati in maniera marcata con eye liner e make up deciso.
Mary riesce a realizzare i sogni e le necessita’della gioventù femminile creando abiti e gonne che rendono più libera la donna.
Nasce a Blackheath, nel 1934, nella periferia di Londra, da due professori della London University che vedono in lei un futuro come insegnante. Mary studia al Goldsmiths College ma poi diventa stilista e a sedici anni avendo uno spirito libero decide di andare a vivere da sola a Londra dove conosce Alexander Plunket Greene, che appartiene ad una nobile famiglia inglese e nipote di Bertand Russell. Hanno molti punti di vista in comune, conducono una vita assolutamente libera e priva di schemi, viaggiano quando possono e mangiano quando hanno i soldi, vestono senza schemi predefiniti. Alexander eredita dei soldi e acquistano una casa con l’aiuto di un loro amico, Mc Nair ,un ex avvocato divenuto fotografo. Si sposano. Nello scantinato aprono un ristorante e al primo piano una boutique a Kings Roads dove riscuotono subito successo tra i giovani inglesi. I ragazzi hanno bisogno assoluto di novita’ in un Paese tradizionalista come l’Inghilterra. E’ un momento storico particolare dove anche nel modo di vestire c’e’ una sorta di rivoluzione.I giovani si fanno crescere i capelli lunghi, la musica dei Beatles fa impazzire migliaia di fan, le gonne si accorciano.
La boutique nella sua originalita’ attira la gente del mondo dell’arte e dello spettacolo anche se inizialmente fa sorridere i londinesi. Questo punto vendita scopre una nuova identità, i giovani scoprono che l’abbigliamento poteva essere un elemento che li distingueva come nuova generazione e gli attribuiva una forma di contestazione sociale. La boutique con i suoi prezzi accessibili e il modo di vestire informale fecero conoscere la stilista ad un vastissimo pubblico che poteva trovare di tutto: dalle cravatte, ai top all’uncinetto, ai cappelli, ai maglioni, agli abiti, in un ambiente allegro e senza l’ausilio di commessi, ma libero nella scelta. La vetrina viene allestita come luogo colorato e accattivante dove gli abiti attiravano l’attenzione del passante con scene di vita reale, il pubblico era spinto dalla curiosita’ ed attratto ad entrare.
Mary comincia a lavorare ed apre un’altra boutique presso Brompton Road a Knightsbridge. Diventa imprenditrice e nel 1963 si occupa di esportazione ed espande il suo mercato negli Usa, in Europa e in seguito in Giappone e fonda la Ginger Group, creando cosmetici nel 1966, calzature nel 1967 e soprattutto abiti ed oggetti di arredamento.
Vogue le dedico’ un servizio fotografico sulla gonna sopra il ginocchio che cambio’ il look ma anche lo stile di vita delle donne.
Nel 1963 Mary creo’ il primo modello di minigonna nella boutique Bazaar di Chelsea, fu uno scandaloso successo anche se André Courrèges, che aveva creato abiti corti nel 1964 rivendichera’ il diritto di aver creato la minigonna. Mary Quant affermerà: “Le vere creatrici della mini sono le ragazze, le stesse che si vedono per la strada”. La mini fece infuriare Coco Chanel che secondo Lagerfeld aveva perso il passo della moda, e ne era consapevole, non voleva ammettere che lo stile arrivava dalla strada e da un mondo completamente cambiato.
Fu così che quel pezzo di stoffa diventò un successo. A Parigi fece arrabbiare il governo che scrisse persino una legge sul buoncostume contro la mini. In Italia, fu indossata nei party e nelle sale da ballo. Ben presto, però, si diffuse dappertutto.
Fara’ indossare la sua creazione a Twiggy, una ex parrucchiera che diventera’ una famosa modella che tutte le teen-ager seguiranno come una icona. Twiggy era magrissima soprannominata il Grissino, rappresentava la dinamica donna dell’epoca che si allontanava di molto dal prototipo della donna formosa anni ’50.
Mary con la minigonna, si pone l’ obiettivo di mostrare le gambe, un capo da sfoggiare in modo intelligente, portata con calze coprenti e colorate. Riscuote un successo mondiale. E inventa anche calzature diverse, stivaletti e scarpe con tacco grande e appariscente, con uno stile spiritoso a meta’ tra l’infantile e l’adulto.
La sua donna rivela una caratteristica di sensualita’ ed espressione di liberta’ unica ma molto lontana dalla volgarita’. I vestitini sono abbastanza accollati e semplici dalle linee informali, calze super colorate e coprenti, scarpe molto alte e massicce, capelli a caschetto, occhi truccatissimi, con ciglia finte, labbra pallide. Le linee sono svasate, i colori sgargianti ed anche gli accessori si fanno più vistosi, occhiali grandi e colorati, cerchietti per capelli, foulard, etc.
Negli anni Settanta, la mini viene sostituita dai pantaloni a zampa e dagli abiti lunghi dei figli dei fiori.
Negli anni anni Ottanta riappare abbinata a giacche dalle spalline importanti.
Negli anni Novanta la mini diventa nera ed con tessuti elasticizzati.
Nel Duemila diventa corta e stretta come una cintura.
Oggi e’ considerata un capo classico come la blusa, le giacche, le camicie.
La regina Elisabetta riconosce a Mary Quant l’onoreficienza di Cavaliere della Corona Britannica, Dame (dama della regina), l’equivalente del Sir per gli uomini, poiche’ si e’ distinta per le sue creazioni e lo scrittore Bernard Levin la definisce la “sacerdotessa della moda anni 1960”.
Ora e’ una tranquilla signora di 80 anni e guarda con compiacimento le donne di oggi e la loro emancipazione da lei stessa creata. E’ consulente del marchio di make-up che porta il suo nome.