Alla fine è successo l’inevitabile, Rudi Garcia non è più l’allenatore della Roma ufficialmente dalle 12.00 di quest’oggi, 13 gennaio 2016, ma in realtà il tecnico francese venuto dal Lille per stupire e convincere, ha smesso di essere l’allenatore della squadra capitolina molto tempo fa, quando al termine della sfida persa contro la Juventus il 17 ottobre 2014 disse: “Ho capito che quest’anno vinceremo lo scudetto“. In realtà da quel momento la Roma non è più riuscita a riprendere la squadra torinese, troppo forte e troppo superiore nonostante alla guida non ci fosse più Antonio Conte, passato ad allenare la Nazionale.
Il 2015 è stato un anno disastroso per i giallorossi, con una “pareggite” infinita, molti bassi e pochi alti, una qualificazione in Champions League conquistata per un soffio e soprattutto una qualificazione agli ottavi dell’ex Coppa Campioni con il minimo storico di punti di tutta la storia della competizione (6).
Eppure Rudi ci ha provato, con questa sua schiettezza priva di francesismi forse si è un po’ troppo italianizzato, assumendo le caratteristiche di un allenatore freddo e tagliente con le sue risposte in conferenza stampa o dopo le partite, diversamente da quando era arrivato dove il clima era certamente più tranquillo e sereno.
Il legame con la tifoseria si è spento in fretta, così come quello con Pallotta il quale non si è risparmiato in più di un’occasione di definire squadra e tecnico “disgustosi” e “disonorevoli” di maglia ed ambiente. La fortuna di Garcia è stato l’appoggio fino all’ultimo del ds Sabatini e della squadra in sè, segno profondo che comunque il tecnico francese qualcosa di forte era riuscito a costruire.
Il clima a Roma è pesante, lo sappiamo, sono troppi gli anni senza successi importanti e le buone stagioni passate concluse al secondo posto come principale antagonista della Juve in realtà lasciano l’amaro in bocca guardando i punti di distacco dai bianconeri. Partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, conferenza dopo conferenza, sembrava trapelare una forma di imperfezione che impedisse alla Roma di esprimersi al meglio, senza aver paura degli avversari. Garcia ha ridato fiducia ad un ambiente cupo e decisamente rimaneggiato a causa dei cambi di allenatore, le mancate qualificazioni europee, le cessioni societarie.
Ora è giunto il momento di cambiare, serve una ventata di freschezza, Rudi si è trovato a remare da solo, controcorrente, senza smuoversi un minimo dalla sua posizione. Forse in questo caso un compromesso l’avrebbe salvato, invece una dichiarazione d’arrendevolezza ne ha segnato il futuro fino a quest’oggi. Al termine della passata stagione dichiarò che la Juve avrebbe vinto ancora per molti anni, perchè la Roma e nessun’altra squadra italiana sarebbero state in grado di reggere il confronto. Ecco, qui Rudi si è arreso, ancor prima di iniziare la nuova stagione. Ha preferito alzare bandiera bianca, ma l’inerzia del tempo non ha portato subito al suo esonero, complici alcuni buoni risultati che comunque portano la Roma attualmente al quinto posto, non troppo lontano dal vertice. La corda stavolta si è spezzata per davvero, stavolta neanche Sabatini ha potuto salvarlo, stavolta nemmeno la squadra ha potuto abbracciarlo per riconfermarlo. Gli unici abbracci che riceverà saranno di saluto alle porte di Trigoria, dove entrerà, o meglio ritornerà, Luciano Spalletti il quale non dovrà ripartire da dove ha lasciato come dichiarato ieri, ma sarà costretto ad intavolare i suoi successi sul lavoro comunque buono del suo predecessore.
Buona fortuna Rudi, il tuo carattere di ferro purtroppo ha mostrato alcune lacune, ma la tua forza di volontà sarà la chiave per riempirle di successi per dimostrare a te stesso ed alla Roma intera che l’investimento fatto per portarti nella Capitale è servito per davvero.
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