Quante volte per radio, nelle pubblicità o passando accanto ad una scuola di musica abbiamo sentito (e non ascoltato) di sfuggita la “marcia alla turca” di Mozart o qualche valzer di Chopin? Belle, soavi, melodiche, insomma musiche che ci rimangono facilmente in testa e che ci portiamo dietro tutto il giorno come fossero le canzoncine di un carillon. Okay, perfetto. Credo sia giusto dire, però, che questa è la concezione più sbagliata di musica classica che una persona possa avere. Vi spiego il perché prendendo proprio come esempi questi due compositori.
Tutti sappiamo che la musica, come le altre arti, non nasce così dal nulla senza un motivo o un’ispirazione, vero? Ecco, ma la vita di ognuno di noi è segnata da eventi, ricordi, sogni e se il Karma ce la manda buona, anche realizzazione di questi ultimi. Così è per noi oggi, ma era uguale anche prima. Inutile dire che oggigiorno la tecnologia e le possibilità sono comunque di più rispetto all’epoca e questo fa anche sì che i giovani aspirino a vette alte;
pur non rendendocene conto (perché ci si lamenta sempre che il lavoro non c’è, ma è un po’ una lamentela che si ritrova in ogni periodo storico) siamo più facilitati a trovare un impiego o a guadagnare rispetto a chi nel 1700 doveva campare a stento con stipendi miseri. Voi direte: “ma anche adesso è difficile e non sempre si trova”, e avete ragione! Non posso darvi torto! Ma gli ambiti lavorativi sono aumentati, mentre prima erano davvero pochi.
Mozart, infatti, che tutti noi siamo abituati a vedere come “il bambino prodigio”, in realtà non era proprio contento della vita che faceva. Perché? Beh, perché la musica allora era considerata non solo adatta ad un’élite, ma era pagata anche abbastanza male. Certo è che le eccezioni c’erano sempre come in ogni secolo. Però quel bambino geniale, che nonostante non avesse tutta questa gioia in corpo di fare il musicista, si trovò ad essere per la sua generazione e per quelle seguenti, colui che seppe conciliare gli opposti, l’assoluto, il relativo, l’oggettivo, il soggettivo e la purezza nelle sue composizioni, cosa che non tutti sono riusciti a fare. Pensiamo solo al fatto che visse pochissimo, 35 anni (1756-1791), e che a sei anni aveva già scritto la sua prima composizione. Cos’altro dire? Tanto, ci sarebbe tanto da dire, ahimè. Leopold, il padre, notata la maestria del figlio nell’ambito musicale, da bravo insegnante qual era, lo instradò di suo pugno verso la carriera concertistica…A partire dall’età di sette anni. Adesso, voi ditemi se un bambino a quell’età può esser consapevole di cosa vuol fare della propria vita futura. Però attenzione, si vociferava all’epoca, che la famiglia del piccolo Amadeus, in quegli anni non stesse vivendo una situazione economica molto buona e questo ci fa subito capire che, essendo Leopold un insegnante abbastanza noto, essendo la figlia Maria Anna anche molto dotata, ed essendo appunto il piccolo Mozart un genio delle note, ecco che il lume si accende: i soldi servivano a tutti e le capacità di ciascuno vennero sfruttate al meglio. La ragazza purtroppo venne offuscata dalla fama del fratello, ma nonostante tutto diventò insegnante e Amadeus, che la stimava molto, le sottoponeva spesso i suoi lavori per avere delle opinioni e dei consigli (Concerto Op. 23 K 488 1° Movimento, ad esempio).
Facciamo un saltino avanti, a Chopin, il polacco (e ricordatevi bene la sua nazionalità). Anche lui una figura molto nota nella nostra quotidianità banale…Sì, banale, avete letto bene. Fryderyk viene ricordato da tutti come colui che ha scritto i famosi Notturni, i Valzer e la “Chopeniana”. Volete sapere una cosa buffa? La sua situazione familiare era quasi identica a quella di Mozart, solo che in epoca più tarda. Ebbene, la mamma era pianista, il padre francese un musicista e letterato, le sorelle musiciste e anche il piccolo Chopin scrisse la sua prima composizione in giovane età. Una specie di clone di Mozart? NO, ASSOLUTAMENTE NO. Lui fu, oltre che molto talentuoso, un poeta del pianoforte, nomina che gli venne data grazie soprattutto al periodo in cui visse (Romanticismo).
Entrambi i compositori ebbero enormi problemi di salute, Amadeus più verso gli ultimi anni di vita, mentre Fryderyk sin da giovane. Sappiamo che le condizioni igieniche dell’epoca erano di poco conto, quasi inesistenti, soprattutto per patologie e malattie gravi, come tisi e tubercolosi, e questo ostacolo fu più presente nella carriera e nella vita di Chopin. Tornando al discorso del lavoro, proviamo a vedere degli elementi salienti dei due giovani: nella cultura di massa Mozart viene visto maggiormente come colui che scrisse “cosette” facili, orecchiabili, bambinesche, puerili (comunque belle, intendiamoci) e allegre, mentre Chopin viene considerato più come un compositore triste, malinconico, ‘depresso’ (per esagerare); ma vi siete mai chiesti se queste interpretazioni siano vere o no e soprattutto il perché? Abbiamo detto che il giovane tedesco iniziò la sua carriera musicale quando la famiglia si trovava in bancarotta e lui poteva e doveva dare una mano, economicamente parlando, quindi si suppone che non abbia intrapreso poi altri studi o passioni tanto da renderle lavori con guadagno, ma si adagiò sugli allori perché sapeva di essere un prodigio e visse sfruttando queste capacità con ricompense sicure. Ciò non vuol dire che lui amasse davvero così tanto la musica; certo che era una elemento fondamentale nella sua vita, ma chissà se avrebbe voluto fare qualcos’altro? Ne approfittò a tal punto da divenire anche uno dei primi liberi artisti dell’epoca, ovvero era soggetto solo alla legge della domanda e dell’offerta, cosa che gli fruttò abbastanza denaro. Il nostro Amadeus non scrisse solo marcette o cose del genere, anzi! Grazie a tutte le commissioni che gli venivano proposte, allargò i suoi orizzonti a ben più ampi ambiti musicali: opere liriche, sonate, musica per orchestra, musica sacra, musica per salotti, insomma un po’ di tutto tra quel che era disponibile all’epoca. Ebbe grandi successi e molti mecenati e collaboratori e nemici, tra cui Salieri (forse avvelenò lui Mozart in punto di morte), ma talvolta se li tirò proprio dietro i nemici, perché peccava non raramente di superbia e tracotanza. Tanto fu ingenuo e quasi annoiato che capitarono volte in cui si permise anche di rifiutare dei lavori da svolgere perché, si racconta, avesse una particolare antipatia per alcuni strumenti tra cui il flauto traverso (Aneddoto: l’Andante per Flauto e Orchestra K 315 doveva essere il secondo movimento di quattro di un concerto per flauto ed orchestra che però rimase incompleto, appunto solo l’Andante, perché Mozart fece “i capricci” e lo pagarono ovviamente solo in parte, perdendo però così quei mecenati). Nonostante la morte precoce, scrisse un’enormità di cose che tutt’ora vengono considerate capolavori geniali e unici…Ma sotto sotto a queste composizioni, spesso e volentieri, si cela una gran tristezza e soprattutto si può sentire come Mozart soffrì la mancanza di un’infanzia normale.
E Fryderyk? Non me lo sono dimenticato! Chopin, il malinconico poeta del pianoforte. Non fate questo tremendo errore, per carità! Avete mai fatto attenzione ad un brano da lui composto? Intendo attenzione attenzione, ovvero che vi sedete e vi concentrate sulla musica che state ascoltando? Ecco, fatelo ora con questo link che vi lascio e poi continuate a leggere: Notturno Op. 72 n° 1. Come questo, molti brani composti da Chopin sono in tonalità minore, che può rimandare a malinconia e tristezza ma lui, nella maggior parte dei casi, li fa terminare in tonalità maggiore, che lascia quindi intravedere un senso di speranza da lui gelosamente custodito nel cuore. Secondo voi a cosa si riferiva quando terminava così i brani? La risposta è semplice ma non unica: aveva dovuto abbandonare la patria (la Polonia) durante la Rivolta di Novembre (1830) in cui si verificò la Grande Emigrazione polacca, si trasferì in Francia e questo scaturì nella sua dolce anima un senso irrefrenabile di nostalgia e abbandono. In Francia proprio in seguito conobbe la scrittrice George Sand, la quale, femminista decisa e di forte carattere, non era proprio la cara compagna d’amore che ci si aspetta normalmente, anzi! E poi, il periodo tra i più cupi della vita del poeta del pentagramma, fu quando andò in Spagna, a Palma de Maiorca, per curare una gravissima polmonite con l’aria di mare e lo iodio, ma sfortuna volle che per quasi tutto il tempo in cui si fermò sull’isola, ci furono temporali e cattivo tempo e la sua debolezza non fece altro che aumentare. (Piccolo aneddoto curioso! Il Preludio n° 15 è anche detto “La Goccia”, perché ha una nota che viene ribattuta incessantemente, e si dice che Chopin compose questo brano perché nella celletta in cui si trovava lì a Palma, c’era un rubinetto che perdeva ritmicamente una gocciolina d’acqua senza sosta…E da qui l’ispirazione di cui parlavo all’inizio!). Cercò sempre di avere più speranza che soldi, dal momento che lavorava moltissimo anche per affari suoi, e non per guadagnare, a differenza del piccolo Wolfgang ma anche lui purtroppo alla giovane età di 39 anni (1810-1849) abbandonò il mondo terreno lasciando a noi un patrimonio pianistico e strumentale che ancora oggi fa invidia a molti e lascia il cuore pieno di eleganza e purezza ad altrettanti.
Fate molta attenzione alle apparenze e soprattutto ad ascoltare la musica classica, che come la poesia o la moda, cela a volte delle sorprese che mai ci potremmo aspettare!
“Bicentenario LOrd Byron” – Una serata evento con anteprima mondiale di inediti.
Recentemente il “Salotto Letterario Tevere”, con il patrocinio della Shelley Keats House, ha presentato a Roma durante un piacevole incontro...
Leggi di più